Tanko Le parole delle intercettazioni degli indipendentisti veneti, suonano inquietanti: “Adesso c’è un progetto”. Ci “sono trenta gruppi” dove “ognuno fa per conto suo”. Si parla di “un’alleanza straordinaria” e si minacciano azioni violente. E c’è chi pensa persino di poter “cambiare la storia”. Per lo meno, di questo era convinto Flavio Contin, uno dei “Serenissimi” coinvolto nell’assalto al campanile di San Marco del 9 maggio 1997. Questa volta Contin ha evitato il carcere perché oramai è ultrasettantenne. L’ultrasettantenne Contin raccomandava di essere “realisti in maniera fanatica”. Per cui era un po’ preoccupato del tempo che passava: “abbiamo due nemici”, diceva. Uno era lo Stato italiano e l’altro il tempo a disposizione. Ti sei tenuto in forma sino ad ora con sacrifici eccezionali, ma aspetta qualche mese e magari ti ferma la gotta o qualcos’altro. Tiziano Lanza. Roberto Abeni, sono più giovani di Contin e “parlano di regola del fucile”, comprensibilmente possono essere pericolosi. Confidano poi di poter disporre di armi che sparano davvero, non le scacciacani di piazza San Marco. e pure “più grosse”. L’allarme della procura e l’intervento dei carabinieri, si capisce. Solo che vediamole queste armi. La più rappresentativa delle quali è il suggestivo “tanko”, un comune trattore semicorazzato. Mettiamo che i nostri cospiratori fossero stati anche capaci di montargli un cannoncino, di cui al momento non c’è traccia: un tale carrozzone suscita più sgomento ridicolo che altro. Davvero fosse stato impiegato, anche senza far alzare in volo gli F35, ci si potrebbe liberarsene facilmente. Si capisce l’obiezione: Prendi l’ultrasettantenne Conti, mettilo sul “tanko” dotato di cannoncino, ammesso che avessero dei proiettili adatti, ma anche senza, con un altro paio di scalmanati armati di fionda, ascia e pistola, se riuscivano chissà come a sbarcare a piazza San Marco, per turisti e piccioni eran dolori. E’ vero, ma insomma, magari, si poteva monitorare tutti questi sobillatori con attenzione e coglierli in flagrante, perché è difficile credere che una tale sedizione scalmanata fosse in grado di far paura alle forze di difesa dello Stato. Contin e compagnia andavano arrestati sul tanko usciti di casa, per convincere di una qualche minaccia autentica rivolta allo Stato. Così sembra quasi che si sia fermata una banda di buontemponi per aver alzato troppo il gomito. Non andavano sottovalutati, siamo d’accordo, ma ecco che già sono divenute delle vittime. E questo a conti fatti era il rischio peggiore e l’unico, che si poteva correre. Roma, 3 aprile 2014 |